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Il Baseball nel Cinema

di Michele Zebedeo

Il baseball piu' di qualunque altro sport si coniuga con il cinema che da sempre si e' occupato di raccontare le storie, piu' o meno epiche, dei tantissimi eroi che popolano questo sport. E del resto il baseball e' uno sport che si presta benissimo alla rappresentazione cinematografica essendo l'unico sport allo stesso tempo di squadra ed individuale, con l'uomo-atleta che fa parte di una squadra ma allo stesso tempo si trova da solo a duellare con l'avversario di turno.

Delle centinaia di film che si occupano di baseball solo una piccola parte e' giunta sugli schermi italiani, ed e' di quelli che cercheremo di occuparci in queste pagine.

Iniziamo da un film che non puo' mancare nella collezione di qualunque appassionato di baseball: "L'idolo delle folle". "The Pride of the Yankees", l'orgoglio degli Yankees, questo il titolo originale, celebra la storia di un giovane newyorkese di origini tedesche che esce dalla poverta' della sua famiglia di emigranti per diventare uno degli eroi piu' grandi della storia americana: Lou Gehrig. Si va dai primi anni difficili nei quartieri di New York a quel mitico 2 giugno del 1922 quando l'allora prima base dei New York Yankees, Wally Pipp, chiese di non giocare perche' non si sentiva bene. Venne schierato al suo posto il diciottenne Lou (era nato il 19 giugno del 1903) che da allora non salto' piu' una sola partita sino al 2 maggio del 1939: una serie di 2130 partite che valse al grande Lou l'appellativo di "Iron Man", uomo di ferro. Gehrig lascio' la squadra colpito da una rara malattia, da allora nota come "Sindrome di Lou Gehrig", che lo porto' velocemente alla morte il 2 giugno 1941, esattamente 19 anni dopo l'inizio della sua incredibile striscia record. Per ricordare questo grande personaggio americano venne fatto questo film, con Gary Cooper nella parte di Gehrig. Oltre alla bellezza del film a renderlo un "must" e' la presenza quale attore, nella parte di se stesso, del piu' grande di tutti i tempi: George Herman "Babe" Ruth. Girato nel 1942 per la regia di Sam Wood, in bianco e nero, dura circa 128 minuti.

Rimaniamo nella storia del batti e corri. Babe Ruth nel 1920, il suo primo anno con la divisa dei New York Yankees, con l'incredibile record di 29 fuoricampo (che divennero 54 nel 1921...) salvo' il baseball facendo velocemente passare in sordina il piu' grande scandalo che abbia mai colpito il mondo del baseball, il fattaccio dei cosiddetti "Black Sox". Nel 1919 i Chicago White Sox erano superfavoritissimi per la vincita delle World Series ma, incredibilmente, vennero battuti per 5 partite a 3 dai Cincinnati Reds. Successivamente 8 giocatori dei White Sox vennero accusati di aver fatto perdere la propria squadra, implicati in un giro di scommesse. Per questo i White Sox del 1919 vengono ricordati come Black Sox. Una possibile ricostruzione dei fatti la si trova in "Otto Uomini Fuori", "Eight men out" di John Sayle, 1988.

Ancora oggi si discute molto sull'effettiva partecipazione a quel "complotto" del giocatore piu' forte di quella formazione, "Shoeless" Joe Jackson. Analfabeta, descritto come una persona molto ingenua, si ipotizza che Jackson abbia in qualche modo accettato salvo poi, invece, dare il massimo sul campo, come le sue statistiche nel corso della serie starebbero a dimostrare. Fatto sta che "Shoeless" Joe, come gli altri 7 suoi compagni di gioco, venne bandito per sempre dal baseball. La figura di Shoeless e' centrale in un film che, personalmente, mi commuove ogni volta che lo vedo: "The Field of Dreams", film commercializzato in Italia come "L'uomo dei sogni", E' un film un po' surreale ma bellissimo in cui il protagonista, impersonato da Kevin Costner, decide di seguire una voce - ed in un certo senso i propri sogni - che gli fa distruggere le sue coltivazioni per costruire, fra i campi dello Iowa, un campo da baseball. E su questo campo da favola, dall'oltre tomba, torneranno per riprovare quelle magiche sensazioni che ad un certo punto furono loro vietate nella vita, prima Shoeless Joe Jackson (Ray Liotta) e poi tutti ed otto i Black Sox.
"The Field of Dreams" e' del 1989, regia di Phil Alden Robinson, con Kevin Costner, Ray Liotta e Burt Lancaster.

Kevin Costener si era gia' cimentato, con grandissimo successo, in un altro film sul baseball, sport che lui ama molto. Si tratta di "Bull Durham", film del 1988 di Ron Shelton con Susan Sarandon e Tim Robbins. La storia mette a confronto un catcher a fine carriera, una carriera passata quasi interamente nelle minors, con un giovane pitcher dal grande talento ma con parecchi problemi di controllo. Ma si sa, nel baseball l'esperienza vale molto di piu' del vigore fisico.
Una curiosita'. La squadra di Durham, i Bulls, esiste veramente ed anzi, con l'ampliamento delle Major del 1998 e' passata dal doppio al triplo A.

Un giocatore ormai anziano ma che irrompe prepotentemente sulla scena delle Majors e' il protagonista de "Il Migliore", "The Natural", film del 1984 con Robert Redford, Robert Duvall, Glenn Close e Kim Basinger, regia di Barry Levinson.
Il film e' basato su un bellissimo ed inquietante romanzo di Bernard Malamud ma, a differenza del testo scritto, per accontentare il pubblico cinematografico ha un lieto fine, cosa che non avviene, anzi, nel libro. La storia inizia con un giovane pitcher che sta andando, in treno, verso Chicago dove lo attendono i Cubs. Sul treno pero' incontra una signora che si e' messa in testa di far fuori i miglior di ogni sport. Cosi', dopo una mitica sfida contro un possente battitore durante una sosta del treno, convinta che questo giovane sia "Il migliore" nel baseball, se lo porta in camera d'albergo a Chicago e gli spara. Parecchi anni dopo il giocatore riemerge in una squadra sull'orlo del baratro. A difficolta', tenendo nascosto il suo passato, il nostro eroe, nel frattempo convertitosi da pitcher in potente battitore, riesce a vincere le diffidenze di chi non ci pensa minimamente a farlo debuttare, ad un'eta' ormai prossima agli 'anta, e porta la sua squadra alle World Series, con un fuoricampo che centra l'illuminazione dello stadio.

Una squadra che dal fondo della classifica riesce a vincere il pennant e' la protagonista di un altro paio di film. In effetti in questi anni se qualcuno nomina i Cleveland Indians viene in mente una squadra di successo, con un attacco tra i piu' poderosi che la storia ricordi. Ma questa trasformazione e' stata resa possibile dopo l'inaugurazione dello Jacobs Field, a meta degli anni '90. Ma "Major League", di David Ward con Tom Berenger e Cherlie Sheen, fatto negli anni '80, si apre proprio con il vecchio "Cleveland Stadium", la casa di quei Cleveland Indians che per decenni sono stati sinonimo di ultimo posto. L'esilarante "Major League" vede la proprietaria della squadra che, per cercare di arrivare ultima e poter esercitare una clausola che le permetterebbe di spostare la franchigia in un'altra citta', magari Miami, mette assieme un'accozzaglia di pazzi (del resto non e' difficile trovarli nel mondo del batti e corri...). Dal personaggio interpretato da Charlie Sheen, un pitcher dalla palla veloce ma assolutamente senza controllo, appena uscito di galera, al terzabase ormai piu' interessato a come va la borsa o a non farsi male, a Cerano, il possente cubano che non perdona sulla dritta ma va regolarmente a vuoto sulle curve, e neanche i riti voodoo servono a molto, eccetera. Inutile dire che alla fine il gruppetto si mette a giocare sul serio, arrivando a battere i cattivi Yankees.

"Major League", visto il grandissimo successo, ha avuto anche un seguito, ma come spesso succede il numero due non merita molto spazio.

Un altro film con una certa notorieta' qui in Italia, non fosse altro che per i personaggi che lo interpretano, e' stato "Ragazze Vincenti". Uscito nel 1992 per la regia di Penny Marshall, tra i protagonisti aveva Tom Hanks, Madonna ma soprattutto una bravissima Geena Davis. Il film vuole celebrare la Lega femminile di baseball, creata nel 1942 per riempire il vuoto lasciato, a livello di leghe minori, dalla partenza degli uomini per il fronte. Si intrecciano cosi' le storie delle varie protagoniste. E comunque se le ragazze lasciassero perdere il softball per il baseball non sarebbe mai troppo tardi.

Il baseball non e' solo Major League, ne solo Stati Uniti d'America. Anzi, in questi anni sta sempre piu' diventando un fenomeno mondiale, tanto che ormai quasi il 30 percento dei major leaguers non sono americani. Dello scontro tra due modi di vivere sia la vita che lo sport piu' americano che esista si occupa "Mister Baseball", 1992, di Fred Schepisi con Tom Selleck e Ken Takakura. Mister Baseball, anticipando un po' quello che ora sta realmente avvenendo, tratta di un veterano che ad un certo punto si sente dire che e' stato ceduto ad un'altra squadra, ma delle Major Giapponesi! C'e' dunque lo scontro fra il formalismo e le stranezze, per noi, del mondo giapponese, con una societa' molto piu' formale e con strane abitudini (e dove una partita di baseball puo' terminare anche alla pari - e questo e', francamente, troppo!).

Infine chiudo con un film che non si occupa di baseball se non nell'esilarante finale. Ma e' davvero memorabile la partita dei California Angels raccontata nella parte conclusiva di "Una pallottola spuntata", "The nuked gun", 1988, di David Zucker, con Leslie Nielsen. All'incontro assiste la Regina Elisabetta, che qualcuno vorrebbe assassinare. Ed allora Frank Drebin-Leslie Nielsen, scende in campo prima travestito da tenore italiano per una versione orrorifica dell'inno americano, poi nelle vesti di arbitro capo dove e' semplicemente irresistibile nell'accentuare le movenze tipiche degli umpires, chiamando comunque strike perche' gli piacciono gli applausi del pubblico, partecipando ad un'intrappolamento in ballerina tra prima e seconda ed arrivando ad espellere gli altri arbitri. E poi gli highlights fatti vedere durante una pausa. Si inizia con le solite prese fenomenali per passare a scene con una tigre che si avventa sull'interbase, od ad un'auto che entra in campo.

Questa pagina non vuole assolutamente essere esaustiva. Non sono certo un esperto di cinematografia, anzi. Dunque se avete altri titoli da aggiungere, fatecelo sapere.

Grazie

Michele Zebedeo.


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